L’impegno dimostrato dal Governo italiano, nel corso del semestre di presidenza Ue, sul tema dell’anticorruzione é da considerare apprezzabile ma la tracciabilità delle spese sostenute presenta ancora qualche lacuna da colmare. Potrebbe essere così sintetizzato il risultato del monitoraggio condotto da Transparency International sull’attività svolta dall’Italia alla guida del Consiglio europeo.
Dall’analisi della ScoreCard, presentata questa mattina presso la sede dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, emerge infatti che il nostro Paese ha pienamente rispettato l’obiettivo di mettere in atto una Presidenza altamente comunicativa nei confronti dei cittadini e degli stakeholder, rendendoli partecipi dell’agenda presidenziale, ma non é stato altrettanto in grado di fornire informazioni chiare e dettagliate su come abbia utilizzato il budget a sua disposizione. “Per un semplice cittadino reperire le informazioni sulle spese della Presidenza si é dimostrato quasi impossibile”, specifica Virginio Carnevali, Presidente di Transparency International Italia. Un aspetto positivo però esiste ed é relativo ai 25 milioni di euro risparmiati, a fronte di una spesa complessiva di 30 milioni, ossia circa la metà dei soldi spesi delle precedenti Presidenze di Grecia e Lituania. Tuttavia ampliare i margini della trasparenza su questo fronte rappresenta una priorità urgente, se si tengono in conto i livelli di fiducia nei confronti delle istituzioni nazionali ed europee raggiunti negli ultimi sondaggi.
Secondo i dati contenuti nel position paper di Transparency International, infatti, l’indice di fiducia degli italiani nelle principali istituzioni é sceso dal 51% del 2013 al 43% nel 2014. Inoltre, il 58% degli italiani pensa che la corruzione sia molto diffusa nel proprio Paese e faccia parte della cultura economica (49%). “Per questo motivo é fondamentale che i cittadini sappiano come vengono spese le loro risorse”, precise ancora Carnevali. Sul piano della lotta alla corruzione, l’Italia ha dimostrato un particolare interesse nel corso della Presidenza facendosi promotrice del progetto, ormai in cantiere da diverso tempo, di istituire una Procura Europea (EPPO). “Il problema sorge dal fatto che nel mondo globalizzato, anche la corruzione e la frode sono dei fenomeni sempre piú transnazionali e spesso gli Stati membri dell’UE non riescono a indagare e perseguire i casi di corruzione”, dice Nicoletta Parisi, Consigliere dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, “poiché nessuna amministrazione nazionale é in grado di tutelare il bilancio UE contro la frode e la corruzione, c’é bisogno di un approccio integrato e di un’azione combinata”.
Un altro aspetto su cui occorrerà lavorare nel prossimo futuro é quello relativo al Trattato Transatlantico sul commercio e sugli investimenti tra UE e Stati Uniti. Jonny Koerner, di Transparency International EU Office, evidenzia che “su questo aspetto la strada per avere piú trasparenza negli accordi commerciali é ancora lunga: il TTIP non é di fatto entrato in nessun capitolo dedicato alle norme anticorruzione e l’Italia avrebbe forse potuto spingere di piú verso questa direzione”.