Continua la mobilitazione contro l’azzardo. Questa volta è il Movimento No Slot a intervenire con una petizione lanciata sulla piattaforma Change.org e diretta al presidente del Consiglio Matteo Renzi perché fermi la delega sull’azzardo, considerata una resa alla lobby del gioco. Fra le richieste: no alla pubblicità diretta o indiretta del gioco d’azzardo, no alle limitazioni del potere degli enti locali, di Regioni e Comuni di intervenire su distanze e orari delle sale gioco.

Sotto accusa è il decreto legislativo sull’azzardo elaborato dal Ministero dell’Economia e che si appresta ad arrivare in Consiglio dei Ministri. Si legge nella petizione: “La bozza in circolazione si presenta come una grave resa alle lobby dell’azzardo, limitando tra le altre cose l’azione di tutela del territorio e della salute pubblica da parte delle Regioni e dei Sindaci. Questo è paradossale se pensiamo che Renzi, da segretario del PD aveva bloccato l’emendamento “porcata” (così l’aveva definito) al decreto Salva-Roma del Governo Letta solo un anno fa”.

Il provvedimento, spiega il Movimento No Slot, si sta prefigurando come un codice di riforma dei giochi pubblici e “appare sempre più come la reazione, da parte del combinato Stato-Lobby, alle risposte sorte in questi anni dalla società civile, tra gli amministratori locali, nella pratica critica e sempre costruttiva dei movimenti di contrasto all’azzardo”. Sono quattro i no opposti dalla petizione: no a ogni forma di pubblicità diretta o indiretta del gioco d’azzardono alla tassazione di scopo – “non si finanzia il sociale con un prelievo diretto sull’azzardo. La tassazione va diretta alla fiscalità generale”; no alla limitazione del potere di Regioni, sindaci e assessori comunali di intervenire per definire la distanza delle sale gioco da luoghi sensibili o gli orari di chiusura perché sono loro che conoscono il territorio e i problemi di ordine pubblico e sociale; infine, “no alle dichiarazioni di principio del tipo “ritireremo 100.000 macchinette”. Serve una norma chiara e precisa che indichi modalità, tipologia e tempistica del ritiro”. Da qui la richiesta al premier di fermare la Legge Delega.

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