Le liberalizzazioni che producono effetti sulle farmacie e i farmaci sono da sempre – lo è stato sin dalle prime lenzuolate Bersani – le norme che suscitano più polemiche e che vedono contrapposti farmacisti, da un lato, e Consumatori, Movimento dei Liberi Farmacisti e il Coordinamento delle Parafarmacie dall’altro. Mancano ancora 10 giorni alla presentazione ufficiale del provvedimento sulle liberalizzazioni targato Matteo Renzi e la tensione è alta anche tra i ministeri: da un lato quello dello Sviluppo Economico favorevole ad un riordino della disciplina e dall’altro quello della Salute che vuole avere l’ultima parola in materia.
Accanto al Ministero della Salute sono scesi in campo – fanno sapere dal MNLF – i rappresentanti dei medici di famiglia, quella degli otorinolaringoiatri e persino quella degli oncologi. Tutti soggetti che non sono mai intervenuti quando questa organizzazione ha denunciato ciò che avviene quotidianamente sotto i loro occhi, ovvero la vendita in farmacia dei farmaci con obbligo di prescrizione senza la dovuta ricetta medica. Le motivazioni del loro intervento sono l’esempio dell’inganno in cui loro stessi sono caduti: il farmaco deve rimanere in mano al farmacista.
Per onestà intellettuale – continua il Movimento – è bene che questi signori sappiano che ad oggi i farmaci da banco, già oggetto di provvedimenti di riforma, è distribuito esclusivamente dal farmacista in parafarmacia e GDO e che il 75% degli esercizi avviati dopo la riforma sono stati aperti da farmacisti che sino a ieri erano dietro il banco di una farmacia. Tutti questi esercizi, che possono già vendere farmaci veterinari con obbligo di ricetta, sono sottoposti a serrati controlli dalle ASL e debbono partecipare alle attività di farmacovigilanza come le stesse farmacie.
Il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti e la Confederazione Unitaria delle Libere Parafarmacie Italiane si appellano alle forze liberali di questo Paese, alle Associazioni dei Consumatori e a quanti ne hanno le “tasche piene” dell’influenza degli interessi privati sulla vita della società italiana perché facciano sentire alta la loro voce.