Le previsioni d’inverno della Commissione europea annunciano per quest’anno una ripresa della crescita delle economie di tutti gli Stati membri dell’Unione europea, che era ferma dal 2007. Nel corso dell’anno l’attività economica dovrebbe ripartire a velocità moderata nell’UE e nella zona euro, per poi registrare un’ulteriore accelerazione nel 2016. Quest’anno il tasso di crescita dovrebbe salire all’1,7% per l’intera UE e all’1,3% per la zona euro. Nel 2016 la crescita annua dovrebbe raggiungere rispettivamente il 2,1% e l’1,9% grazie all’aumento della domanda interna ed estera, a una politica monetaria molto accomodante e a un orientamento sostanzialmente neutro della politica di bilancio”
A frenare le prospettive di crescita ci sono però il contesto poco favorevole agli investimenti e l’elevata disoccupazione.
In Italia la ripresa sarà ancora lenta e la disoccupazione elevata. Quest’anno il Pil italiano salirà dello 0,6% (“Le condizioni del mercato del lavoro rimangono povere e molte famiglie hanno bisogno di ripristinare il risparmio eroso durante la crisi”, si legge nella nota relativa all’Italia) mentre per l’anno passato si attesterà a meno 0,5% e per il 2016 è stimato al rialzo all’1,3%. Segnali negativi invece per la disoccupazione che, secondo le stime, sarà del 12,8% nel 2015 e del 12,6% nel 2016. Per il 2015 sarà ancora deflazione, con l’indice dei prezzi in calo dello 0,3%, mentre l’inflazione tornerà positiva nel 2016, quando è stimata all’1,5%.
Il calo della disoccupazione è infatti ancora lento. Nel 2015, afferma la Commissione, il tasso di disoccupazione scenderà al 9,8% nell’UE e all’11,2% nella zona euro. Le riforme del mercato del lavoro avviate negli ultimi anni dovrebbero continuare a dare risultati, favorendo un ulteriore calo dei tassi di disoccupazione nel 2016.
In ogni caso, aggiunge la Commissione, “gli sviluppi fondamentali verificatisi dall’autunno scorso hanno migliorato le prospettive a breve termine: i prezzi del petrolio sono scesi più rapidamente che in passato, l’euro si è notevolmente deprezzato, la BCE ha annunciato un allentamento quantitativo (quantitative easing) e la Commissione europea ha presentato il suo piano di investimenti per l’Europa. Tutti questi fattori avranno effetti positivi sulla crescita”. Dice Pierre Moscovici, Commissario per gli affari economici e finanziari, la fiscalità e le dogane: “Le prospettive economiche dell’Europa si sono leggermente rischiarate rispetto a quando abbiamo presentato le nostre ultime previsioni. Il calo dei prezzi petroliferi e il deprezzamento dell’euro sono un’autentica boccata di ossigeno per l’economia dell’UE. Il piano di investimenti per l’Europa e le importanti decisioni adottate di recente dalla BCE creeranno inoltre un contesto più favorevole alle riforme e a politiche di bilancio intelligenti. Ma la strada da percorrere per dare lavoro a milioni di europei disoccupati è ancora lunga e faticosa.”
La crescita prevista è naturalmente diversa da paese a paese: quest’anno i tassi dovrebbe registrare ancora forti variazioni spaziando dallo 0,2% della Croazia al 3,5% dell’Irlanda. L’inflazione, prima di risalire nel 2016, calerà ancora. Dice Bruxelles: “L’andamento decrescente dell’inflazione si è mantenuto. A dicembre la maggior parte degli Stati membri ha registrato temporaneamente un tasso d’inflazione negativo in seguito al forte calo dei prezzi dell’energia. Nel 2015 l’inflazione rimarrà contenuta, perché i bassi prezzi delle materie prime provocano una diminuzione del valore nominale, ma dovrebbe risalire dalla metà del 2015 e nel corso del 2016, a mano a mano che l’attività economica si intensificherà, che i salari aumenteranno e che si ridurrà la capacità inutilizzata. Nell’UE l’inflazione dovrebbe arrivare allo 0,2% nel 2015 e all’1,4% nel 2016. Nella zona euro l’inflazione dovrebbe essere pari a -0,1% quest’anno e salire all’1,3% nel 2016”.
Rimane immutata l’incertezza sulle prospettive economiche attuali perché “i rischi al ribasso si sono accentuati, mentre sono emersi nuovi fattori positivi. Questo è dovuto alle tensioni geopolitiche, alla rinnovata volatilità dei mercati finanziari sullo sfondo delle divergenze di politica monetaria tra le grandi economie e a un’attuazione incompleta delle riforme strutturali – aggiunge la Commissione – Un periodo prolungato di inflazione molto bassa o negativa comprometterebbe inoltre le prospettive di crescita. In uno scenario positivo, invece, certi fattori potrebbero dare un impulso superiore alle previsioni alla crescita nel mondo e nell’UE grazie al calo dei prezzi dell’energia”.