Il rating di legalità che l’Antitrust riconosce alle Aziende piace!

La possibilità di esibire fino a tre “stellette” per dimostrare il proprio status di Impresa che opera nella legalità piace alle aziende tanto che lo scorso anno, rispetto al 2013, sono più che raddoppiate le richieste inviate all’Autorità garante della concorrenza e del mercato dopo l’adozione del decreto del 20 febbraio scorso (n.57) sui criteri per tenere conto del Rating di legalità nella concessione dei finanziamenti pubblici e nell’accesso al credito. E le domande, per le quali non sono previsti costi amministrativi, continuano ad aumentare di giorno in giorno anche nel nuovo anno.

I dati diffusi oggi dall’Antitrust dicono che nel 2013, quando entrò in vigore il regolamento dell’Autorità, le richieste furono 142 mentre lo scorso anni si è arrivati a 402, per un totale di 544 richieste al 31 dicembre scorso. “Il trend in forte crescita – commenta il presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella – conferma la validità e l’efficacia di un meccanismo premiale in funzione della trasparenza e della libera concorrenza: questo, insieme alla repressione e alla punizione dei reati, è il miglior antidoto contro quella tassa occulta che è rappresentata dalla corruzione”.

Dall’entrata in vigore del regolamento a tutto il 2014 sono stati attribuiti 271 rating, pari alla metà delle richieste, e 12 sono state le domande respinte, mentre le richieste non valutabili (perché il fatturato delle aziende non raggiungeva la soglia minima) sono 64 e sono 173 quelle in corso d’esame. Se si guarda alla distribuzione territoriale, emerge che le richieste vengono soprattutto dal Nord (43,3%), rispetto al 22% del Centro e al 31,7% del Mezzogiorno (Sud e Isole). Oltre il 62% sono concentrate in cinque regioni, con in testa la Sicilia (14%), seguita dalla Lombardia (13,2), dal Veneto (13), dal Lazio (12,3) e dall’Emilia Romagna (10,3). Circa l’80% delle imprese che hanno richiesto il Rating di legalità realizza un fatturato tra i 2 e i 50 milioni di euro all’anno. Sono meno del 3% invece quelle che hanno un volume d’affari superiore ai 300 milioni. In base al tipo di attività, circa il 25% delle imprese richiedenti opera in settori notoriamente “sensibili”, come l’edilizia, le costruzioni, il trasporto merci e persone, lo smaltimento dei rifiuti.

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