Una società piena di incertezza, sola, insicura e col contante in tasca per avere le spalle coperte. Italiani cinici e attendisti che temono di diventare poveri e con sempre meno aspettative. Un’Italia diventata “paese del capitale inagito”, pieno di risorse e talenti che non si trasformano in lavoro e in valore: vale per le persone disoccupate, inattive o sotto inquadrate e vale per il patrimonio culturale che non genera ricchezza. Sono le lenti con cui il Censis restituisce un’immagine davvero poco esaltante del paese.

Dopo la grande paura per la crisi si va affermando fra gli italiani un atteggiamento attendista verso la vita: il 47% pensa che il picco più grave della crisi sia alle spalle (più 12% rispetto allo scorso anno) ma domina uno stato di incertezza che pervade tutto. Tutto questo si vede bene dal rapporto coi soldi, fatto di breve e brevissimo periodo: fra il 2007 e il 2013 tutte le voci delle attività finanziarie delle famiglie sono diminuite mentre aumentano solo il contante e i depositi bancari, che in sette anni sono aumentati del 4,9% in termini reali. Contanti e depositi bancari sono ormai una massa finanziaria liquida enorme di oltre 1200 miliardi di euro. Cosa significa? Che prevale un cash di tutela, spiega il Censis: il 45% delle famiglie destina il risparmio alla copertura di possibili imprevisti come la perdita del lavoro o una malattia grave. “La parola d’ordine è: tenere i soldi vicini, pronto cassa, pronti per ogni evenienza.

Non solo contanti in tasca e soldi fermi nei conti correnti. Gli italiani hanno paura di diventare poveri, tanto che il 60% pensa che chiunque corra il rischio di cadere in povertà, che nessuno sia indenne dal rischio di diventare povero. La prima strategia difensiva adattativa seguita di fronte a questo stato di incertezza è stata dunque quella di “rimanere liquidi”. Nel frattempo gli italiani hanno azzerato i consumi e hanno azzerato gli investimenti immobiliari. Il fiume di liquidità disponibile, d’altro canto, rappresenta anche il carburante dei meccanismi informali dell’economia: la seconda strategia seguita dalle famiglie è infatti la ri-sommersione nel nero. E il futuro? Non sembra affatto roseo: il 29% degli italiani prova ansia pensando al futuro perché non ha una rete di protezione, il 29% si sente inquieto perché ha un retroterra fragile, il 24% dichiara di non avere idee chiare e solo poco più del 17% dichiara di sentirsi abbastanza sicuro, con percentuali che fra i giovani salgono – è il 43% chi si sente inquieto e con un retroterra fragile e solo il 12% si sente al sicuro. Il Censis parla di “attendismo cinico degli italiani” che si alimenta della convinzione di alcune dinamiche patologiche: le variabili che contano di più nell’ascesa sociale sono per il 51% una buona istruzione e per il 46% il lavoro sodo, ma si tratta di percentuali molto inferiori alla media europea, mentre il 29% dei connazionali è convinto che per riuscire nella vita servano le conoscenze giuste e il 20% dice che bisogna venire dalla famiglia giusta e benestante (convinzioni molto più radicate rispetto a quanto accada in Europa).

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