E’ partito il count-down per i siti web che utilizzano i cookies: entro il 2 giugno devono mettersi in linea con l’obbligo di acquisire il consenso preventivo ed informato dagli utenti per l’installazione di cookies. Lo prevede il Provvedimento Generale del Garante della Privacy dell’8 maggio 2014. “La norma sui cookie è largamente disattesa perché poco applicabile, ma dopo l’entrata in vigore del provvedimento attiveremo un sistema di controlli” ha avvertito il Garante Antonello Soro durante una recente conferenza stampa.
Tra un paio di settimane, quindi, non potremo più essere “spiati” dai cookies senza prima aver dato il nostro consenso. Chi non si adegua rischia sanzioni fino a 120mila euro per omessa informativa o informativa non idonea.
I dati fin’ora non sono confortanti: secondo una ricerca condotta da Federprivacy il 67% dei siti italiani mancano di un’idonea informativa e relativo consenso nel classico “form” dei contatti. Dalla ricerca è emerso che spesso a commettere le violazioni sono aziende informatiche e web agency, che propongono servizi di web design, avvalendosi di pacchetti preconfenzionati per realizzare siti web che non tengono conto della normativa privacy italiana, esponendo così i loro clienti al rischio di pesanti sanzioni. “Quando si deve realizzare un sito internet, è perciò raccomandabile rivolgersi a professionisti competenti non solo a livello informatico, ma anche preparati su tutte le implicazioni legali” spiega il presidente di Federprivacy.
Di cookies si è parlato anche in un’intervista rilasciata oggi a Repubblica dal Garante A.Soro. Alla domanda se sia “lecito sperare in una revisione di una direttiva così favorevole alle società Usa e così datata (ovvero la direttiva europea del 2009 sui cookies), il Garante ha risposto: “Un confronto è partito in un gruppo di lavoro europeo, nel quadro dell’”Articolo 29 Working party”. Ci siamo accorti, in quel contesto, che i colossi di Internet si sono spinti già oltre i cookies, ora siamo ai “fingerprint”. Noi navighiamo e loro sanno con quali software, con quale pc, con schermi di quali dimensioni. Più che rivedere la direttiva del 2009, bisogna correre veloci verso una normativa nuova che tenga il passo tumultuoso dei big della Rete. E poi servirebbe una Kyoto dei dati – ha concluso Soro – Così come esiste un accordo planetario a protezione dell’ambiente, ne servirebbe uno nel nostro delicatissimo campo d’azione”.