L’Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per il reato di tortura legato alle violenze, note alla cronaca, avvenute a Genova durante il G8 del luglio 2001, nella scuola Diaz messa a disposizione dalle autorità come “rifugio” per i manifestanti. Il nostro Paese ha violato l’articolo 3 (divieto di tortura e di trattamenti disumani o degradanti) della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, per il trattamento subito dagli ospiti della scuola e in ragione del fatto che manca una legislazione adeguata per punire il reato di tortura.

La Corte di Strasburgo ha puntato il dito sulla mancanza, nell’ordinamento italiano, di norme che prevedano e reprimano in maniera adeguata il reato di tortura. Proprio a causa di tale vuoto nell’ordinamento nazionale, la vicenda giudiziaria italiana sui fatti di Genova ha avuto un epilogo  inaccettabile, con condanne non corrispondenti alla gravità dei fatti e rimaste ineseguite per la prescrizione e responsabili di gravissime violazioni dei diritti umani rimasti impuniti.

26 anni fa l’Italia ha ratificato la Convenzione ONU contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti e nonostante ciò non è stata mai introdotta la previsione di uno specifico reato di tortura. Da tempo, assieme a diverse organizzazioni per i diritti umani, le AA.CC. sollecitano la necessità di colmare questa lacuna, chiedendo che il testo della Convenzione ONU venga recepito nelnostro ordinamento e che il reato di tortura sia previsto nell’ordinamento italiano in modo conforme all’art.1 della Convenzione stessa.

Nel corso degli anni si sono succeduti vari tentativi di adeguare la legislazione nazionale agli obblighi internazionali, oltr e che costituzionali, ma tutti puntualmente caduti nel vuoto. Qualche giorno fa la Commissione Giustizia della Camera ha licenziato il testo del DDL sulla tortura nella sua ultima versione, un testo che presenta diversi limiti rispetto a quanto si auspicava. Tuttavia, anche in seguito a questa ulteriore condanna della Corte di Strasburgo, una risposta appare a questo punto necessaria non è più rinviabile; è pertanto fondamentale che, almeno nel corso di questa legislatura, si riesca a porre rimedio ad un vuoto che va avanti da più di un quarto di secolo e che l’iter di approvazione della legge sia portato a compimento in modo soddisfacente!.

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