La povertà sanitaria è una realtà. Significa che famiglie intere non possono permettersi cure sanitarie e acquisto di farmaci e che limitano quanto più possibile la spesa per curarsi. In Italia si contano oltre 400 mila persone che non possono comprare un farmaco, mentre quest’anno è aumentata la domanda di medicinali fatta dagli enti caritativi sostenuto dal Banco Farmaceutico. Proprio dall’Osservatorio sulla Donazione dei Farmaci del Banco Farmaceutico Onlus arrivano i numeri che fotografano una persistente povertà sanitaria e farmaceutica.

In Italia, si legge nel rapporto, la spesa sanitaria procapite è costante a 444 euro ma quella dei più poveri si ferma a soli 69 euro: mentre nelle famiglie non povere si destina il 3,8% del budget domestico per curarsi, in quelle povere si scende all’1,8%. Gran parte di questa spesa, 52 euro e in flessione del 2,1% rispetto all’anno precedente, è dedicata alla spesa per i medicinali, contro i 206 euro di media che gli italiani destinano ai farmaci. C’è il 3,9% della popolazione che ha rinunciato ad acquistare farmaci necessari per motivi economici.

dati del Banco Farmaceutico dicono che cresce in Italia il bisogno di farmaci per i cittadini che non sono più in grado di acquistarli. Nel 2015, infatti, è aumentata del 6,4% la richiesta di farmaci da parte degli enti caritativi sostenuti dal Banco Farmaceutico e che ogni giorno aiutano anziani, famiglie ed immigrati in difficoltà economica. Sono circa 405 mila le persone che non possono permettersi di comprare farmaci e rispetto all’anno precedente aumenta la domanda di medicinali: si è passati dalle 818 mila confezioni di medicinali richieste dagli enti nel 2014 alle 870.352 del 2015 (+6,4%).

Cambia inoltre la composizione degli assistiti: cresce, infatti, il numero di italiani in difficoltà (sono 182.400 contro i 179 mila dell’anno passato, con un +1,9%), anche se gli stranieri restano maggioritari (222.982 persone pari al 55% degli assistiti, contro i 230 mila dell’anno passato). In particolare tra gli italiani sono gli adulti tra i 18 e i 64 anni i maggiori beneficiari dei farmaci (58,2%), seguiti dagli over 65 (23,6%) e dai minori da 0 a 17 anni (18,2%). Per dare particolare rilievo ad eventuali differenze territoriali nella dispensazione dei farmaci, gli Enti sono stati aggregati in tre sottogruppi in base alla loro collocazione geografica nel Nord, Centro e Sud (comprendente la porzione insulare) del Paese. La suddivisione in fasce di età dell’intera popolazione, immigrati compresi, mostra una situazione analoga a quella del 2014 per cui in tutte le aree geografiche gli assistiti sono prevalentemente adulti (59,3%), mentre sono meno numerosi i bambini (22%) e gli anziani (18,7%). I maschi, in particolare, rappresentano oltre il 60% del totale. Se si guarda invece al profilo farmaco-epidemiologico, emerge che il maggior numero di dosi dispensate di farmaci riguarda le malattie respiratorie, seguite da quelle cardiovascolari e gastrointestinali. “Gli indigenti presentano dunque un profilo epidemiologico differente rispetto alla media della popolazione, dove la massima diffusione è delle patologie cardiovascolari”, dice il Banco Farmaceutico. La maggior richiesta di farmaci su base regionali viene da Lombardia (18,9%), Veneto (11,1%), Emilia Romagna (11,1%), Sicilia (9,1%) e Lazio (8,4%).

“La nostra analisi – dichiara Paolo Gradnik, presidente del Banco Farmaceutico – sulla povertà sanitaria in Italia evidenzia come, nonostante alcuni segnali di ripresa economica, nel nostro paese prevalga ancora nelle famiglie la tendenza a spendere meno per le cure mediche e sia ancora consistente il numero di poveri che per le difficoltà rinuncia ad acquistare i farmaci necessari. In questo contesto risulta fondamentale il lavoro del Banco Farmaceutico per permettere a tutti l’accesso ai farmaci. Ma il nostro contributo non sarebbe possibile senza la grande rete di solidarietà che vede cittadini, farmacisti, volontari ed enti uniti insieme per aiutare gli ultimi della nostra società. Per far crescere il numero donatori è però fondamentale far conoscere a tutti che esiste una povertà farmaceutica”.

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