Se applicate nel modo corretto potrebbero produrre una riduzione della CO2 di circa 500 milioni di tonnellate all’anno, ossia 1,5% delle emissioni mondiali: un bel risultato anche in vista del vertice internazionale sul clima in programma a Parigi per fine novembre. Stiamo parlando di due Direttive, Ecodesign e Etichetta Energetica, messe a punto dall’Unione Europea per l’efficienza energetica e la lotta al cambiamento climatico.
Oltre ai vantaggi sul clima, l’applicazione di queste Direttive porterebbe indubbi vantaggi anche al portafoglio dei consumatori: attualmente il risparmio stimato è di circa 100miliardi di euro l’anno, pari a 465 euro per ciascuna famiglia europea. Tuttavia, il carattere non obbligatorio delle disposizioni presenti nelle Direttive UE fa sì che non sempre le etichette riportino esattamente quanto previsto, non consentendo al consumatore di effettuare le sue scelte d’acquisto nel modo migliore. Lo testimoniano i risultati di un’attività di monitoraggio svolta da Legambiente e Movimento Difesa del Cittadino, nell’ambito del progetto europeo Marketwatch.
Su 4637 prodotti controllati (prevalentemente piccoli e grandi elettrodomestici di uso comune), il 57% risulta ben etichettato ma quasi un prodotto su due presenta informazioni scorrette o, in alcuni casi, totalmente assenti.
“I mancati risparmi derivanti dalla mancanza di informazioni sufficienti aumentano sicuramente i costi familiari ma incidono fortemente anche sulla capacità di efficienza della rete elettrica dei paesi membri e influiscono negativamente sul cambiamento climatico”, spiega Davide Sabbadin di Legambiente. Gli aspetti più preoccupanti riguardo il mancato rispetto degli indirizzi comunitari si manifestano nei canali di vendita online. Qui, solo il 23% della merce controllata dal monitoraggio risulta etichettata nel modo corretto, contro l’81% di quanto accade nei negozi fisici. Tra i prodotti meno virtuosi nei negozi online si trovano le cappe aspiranti (89% non hanno un’etichetta conforme alla norma), i televisori (75%) e i forni (64%). “Il canale online rappresenta un grave problema”, commenta Francesco Luongo, vicepresidente MdC, “gli organi di vigilanza sono tenuti a vigilare il più possibile e intervenire tempestivamente quando si verificano delle infrazioni”.
L’investimento alle amministrazioni pubbliche è infatti unicamente quello relativo all’attività di controllo. Le infrazioni più frequenti riguardano il posizionamento delle etichette in luoghi inaccessibili alla vista, la totale mancanza di indicazioni riguardo alla categoria energetica del prodotto, la conformità delle etichette esposte (a volte autoprodotte o fotocopiate) ecc. Le perdite che potrebbero derivare dalla scarsa vigilanza sono attualmente stimate attorno al 10% annuo del potenziale risparmio energetico che si potrebbe ottenere se le direttive fossero pienamente rispettate: circa 100 TW/h annuali, per un valore di 14 miliardi di euro. “Dal canto nostro”, continua Luongo, “come associazione di consumatori continueremo a monitorare il fenomeno e segnalare i casi di mancata soddisfazione delle disposizioni, nella speranza che con il passare del tempo sempre più operatori sul mercato si adeguino agli standard previsti a livello europeo”.