Quella sulle nuove tariffe elettriche è una riforma “da riformare”. Perché ha una sua convenienza solo per chi ha consumi elevati, mentre per tutti gli altri e per chi ha consumi medio-bassi porterà a un aumento delle tariffe fino al 30% su base annuale – gli aumenti vanno dai 20 ai 78 euro per chi ha consumi dai 2700 kWh/annui ai 1500 kWh/annui. La denuncia viene da un gruppo di sigle di consumatori e ambientalisti (Adusbef, Codici, Greenpeace, Italia Solare, Kyoto Club, Legambiente e WWF).

Questa riforma è contro l’autoconsumo elettrico e la concorrenza di mercato. Se si deve riformare il sistema tariffario, deve essere a beneficio di tutti e non solo dei gestori degli impianti termoelettrici e dei distributori di elettricità”, dicono le associazioni, spiegando che la proposta dell’Autorità dell’energia (Aeegsi) è di spostare gli oneri di rete dalla componente variabile a quella fissa. “Ciò ha senso – spiegano – solo per chi realizza un intervento di efficienza energetica o di uso delle rinnovabili, fotovoltaico in particolare. Diversamente diventa solo un chiaro e inaccettabile sostegno a coloro che già beneficiano di troppi sussidi: i distributori ed i grossisti di energia elettrica”. Per le associazioni il sistema tariffario proprio dell’Autorità risulta conveniente solo per chi ha consumi elevati e rappresenta un aumento dei costi esagerato (fino al +30% su base annuale) per chi ha consumi medio/bassi, vale a dire la maggioranza delle famiglie italiane. La nuova struttura tariffaria, stimano, produrrà oltre 1,5 miliardi di euro l’anno in più sulla bolletta degli utenti domestici.

Qual è la controproposta? Le associazioni chiedono una tariffazione compatibile con l’efficienza energetica, estendendo ed eventualmente migliorando la tariffa D1 per le pompe di calore a coloro che hanno impianti di autoconsumo da fonte rinnovabile o che  dimostrano di avere acquistato e installato almeno 2 elettrodomestici, fra quelli a più elevata incidenza di consumo, di classe energetica massima in sostituzione di quelli esistenti o effettuato altri investimenti come l’installazione di pompe di calore per acqua calda sanitaria, di pannelli solari termici o altri interventi incentivabili. Chiedono inoltre facoltà per le famiglie con più di cinque componenti di richiedere l’applicazione della tariffa D1. Le associazioni chiedono inoltre a gran voce che la riforma garantisca le condizioni di convenienza dell’uso delle rinnovabili, fotovoltaico in testa, così come indicato da tutte le direttive europee  e dalla normativa nazionale vigente. “Siamo nella sharing economy, è l’ora di dare segnali di innovazione anche nei modelli di consumo”.

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