Libertà della rete e diritti dei Consumatori digitali, libertà di informarsi e di informare: sono i diritti rivendicati dal Movimento Difesa del Cittadino (MDC) insieme ad Altroconsumo, Assintel e Assoprovider-Confcommercio contro il contestato regolamento sul diritto d’autore dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Le associazioni saranno in udienza il 20 ottobre alla Corte Costituzionale per chiedere la dichiarazione di incostituzionalità del Regolamento Agcom, che prevede la rimozione diretta di contenuti e siti web considerati non idonei dall’Autorità. Le associazioni rappresenteranno i cittadini, la libertà di informare e informarsi attraverso internet.
Il Regolamento dell’Agcom sul diritto d’autore è finito al centro di una dura battaglia. Entrato in vigore nel marzo 2014, il provvedimento ha sollevato l’opposizione di quanti reclamano le competenze del Parlamento su un argomento così sensibile. Il regolamento infatti prevede che titolari di diritti e associazioni possano inviare un’istanza dall’Autorità e chiedere la rimozione delle opere digitali diffuse in violazione dei diritti d’autore, sia online che sui mezzi radiotv. I funzionari dell’Agcom, se riscontrano un danno al diritto d’autore, chiedono al sito di rimuovere, bloccare o regolarizzare l’uso del contenuto sotto accusa. Ma le associazioni si sono rivolte al Tar del Lazio, che ha trasmesso il fascicolo alla Corte Costituzionale: per Mdc, Altroconsumo, Assintel e Assoprovider la procedura dell’Agcom è ingiusta perché rappresenta “un esercizio di repressione sul web che non prevede alcun ricorso alla Magistratura come prescrive invece il nostro Ordinamento e la nostra Costituzione”. Si rischia di vedersi cancellati siti internet, blog e forum per una ipotetica violazione del diritto d’autore – accusano – senza che sia neanche comunicata in modo adeguato l’esistenza di una procedura amministrativa sanzionatoria.
E cosa è accaduto dall’approvazione del regolamento a oggi? Spiega MDC in una nota: “Nell’ultimo anno e mezzo di applicazione del Regolamento, è emerso che l’utente digitale non solo non ha mai avuto gli strumenti necessari per difendersi, sia prima dell’oscuramento dei contenuti che dopo, in sede legale (la chiusura del sito avviene senza onere di notifica), ma non ha potuto appellarsi neanche alla stessa AGCOM, che di fatto ha elaborato il regolamento solo per le grandi multinazionali dell’intrattenimento”. Nel giudizio davanti la Corte Costituzionale si sono costituiti, chiedendo il rigetto della questione di costituzionalità, oltre all’Avvocatura di Stato per la parte pubblica, anche Confindustria Cultura e la SIAE.
“L’impossibilità per il Cittadino di avere strumenti di difesa conferma quanto da noi immediatamente rilevato, – dichiara Francesco Luongo, vicePres. Naz. di MDC – ovvero che ogni iniziativa che è finalizzata a limitare se non privare i consumatori del diritto di utilizzare internet per diffondere o accedere ai contenuti debba essere bilanciata dalla possibilità che il consumatore possa difendersi in ogni sede. Indipendentemente dal giudizio finale della Corte, che speriamo possa avere esito positivo per gli utenti del web, la nostra associazione continuerà a combattere per la libertà della rete e per i diritti dei