Un futuro “rinnovabile” è possibile e conviene. Perché l’investimento per soddisfare il fabbisogno energetico interamente con fonti rinnovabili sarebbe ripagato dai risparmi e perché il pieno sviluppo di eolico e solare si accompagna a un’occupazione maggiore di quella legata al carbone. In vista della conferenza sul clima di Parigi, Greenpeace è netta: nel 2050 il Pianeta potrebbe soddisfare interamente il proprio fabbisogno energetico con fonti rinnovabili.
Questo scenario non è solo possibile ma è anche conveniente, spiega l’associazione diffondendo i risultati del rapporto “Energy Revolution 2015 – 100% renewable Energy”. Secondo questo studio, i risparmi legati all’abbandono dei combustibili fossili sarebbero maggiori degli investimenti necessari a raggiunge l’obiettivo dell’energia rinnovabile al 2050: “Per un futuro 100 per cento rinnovabile al 2050, l’investimento aggiuntivo medio nelle rinnovabili sarebbe di circa 1000 miliardi di dollari l’anno – calcola l’organizzazione ambientalista – Il risparmio medio legato al mancato uso di combustibili fossili rispetto allo stesso periodo sarebbe invece di 1070 miliardi di dollari l’anno, quindi più degli investimenti necessari per la completa transizione verso le rinnovabili”.
Nel prossimo futuro c’è il vertice sul clima che si svolgerà a Parigi, chiamato ad adottare le misure necessarie a fronteggiare i cambiamenti climatici. Greenpeace chiede che l’accordo sul clima di Parigi “consegni una visione a lungo termine che contempli la totale eliminazione di carbone, petrolio, gas e nucleare entro il 2050, assicurando così un futuro 100 per cento rinnovabile per tutti”.
Secondo lo scenario 2015, entro quindici anni la quota di rinnovabili elettriche a livello mondiale potrebbe triplicare, passando dall’attuale 21 per cento al 64 per cento. Questo consentirebbe di diminuire le emissioni da 30 giga tonnellate annue a 20 giga tonnellate entro il 2030, anche tenendo conto del rapido sviluppo di nazioni come Brasile, Cina e India.
«I settori del solare e dell’eolico sono ormai sufficientemente maturi per poter competere a livello di costi con l’industria del carbone. Ed è molto probabile che entro il prossimo decennio supereranno quest’ultima anche in termini di occupazione e di energia fornita – spiega Sven Teske di Greenpeace, primo autore del rapporto – È responsabilità del settore dei combustibili fossili prepararsi ad affrontare questi cambiamenti. I governi, d’altra parte, devono gestire la dismissione del comparto dei combustibili fossili, già in atto e destinata a diventare sempre più rapida».
Le rinnovabili creerebbero più posti di lavoro rispetto al settore dei combustibili fossili: secondo lo studio di Greenpeace, la sola industria del solare produrrebbe più occupazione di quanto fa oggi quella del carbone, occupando 9,7 milioni di persone al 2030, più di dieci volte rispetto a quanto accade oggi. Nello stesso periodo i posti di lavoro nell’eolico potrebbero crescere fino 7,8 milioni. «Non possiamo permettere che le lobby dei combustibili fossili ostacolino il passaggio verso le energie rinnovabili, ovvero la soluzione più efficace ed etica per un futuro energetico pulito e sicuro – afferma Kumi Naidoo, Direttore Esecutivo di Greenpeace International – Vorrei invitare tutti quelli che dicono “non si può fare” a leggere questo rapporto, e riconoscere che una rivoluzione energetica per un futuro 100 per cento rinnovabile si può fare, si deve fare, e sarà un bene per tutti».