L’Italia dovrà pagare una multa di 20 milioni di euro (più una penalità di 120mila euro per ogni giorni di ritardo) per l’applicazione inesatta della direttiva “rifiuti” in Campania. La Corte di Giustizia dell’UE aveva già constatato l’inadempimento dell’Italia in una sentenza del 4 marzo 2010. Ma quella sentenza non è stata attuata correttamente, come hanno dimostrato i casi clamorosi di tonnellate di rifiuti accumulati nelle strade di Napoli.
Per non parlare di 6 milioni di tonnellate di “ecoballe”, che devono ancora essere smaltite.Ecco un riepilogo dei fatti: l’Italia ha trasposto la direttiva “rifiuti” nel 2006 e, per quanto riguarda la Regione Campania, una legge regionale ha definito 18 zone territoriali omogenee in cui si doveva procedere alla gestione e allo smaltimento dei rifiuti urbani prodotti nei rispettivi bacini. In seguito ad una situazione di crisi nello smaltimento dei rifiuti manifestatasi nella regione Campania nel 2007, la Commissione ha proposto un ricorso per inadempimento contro l’Italia, imputandole la mancata creazione, in quella regione, di una rete integrata ed adeguata di impianti atta a garantire l’autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti sulla base del criterio della prossimità geografica. La Commissione riteneva infatti che tale situazione rappresentasse un pericolo per la salute umana e per l’ambiente.
Con una sentenza del 4 marzo 2010, la Corte ha constatato che l’Italia, non avendo adottato per la Regione Campania tutte le misure necessarie per assicurare che i rifiuti fossero recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza recare pregiudizio all’ambiente e non avendo creato una rete adeguata ed integrata di impianti di smaltimento, era venuta meno agli obblighi previsti dalla direttiva 2006/12.
Durante i controlli sull’esecuzione della sentenza, la Commissione ha concluso che l’Italia non ne ha garantito un’attuazione corretta: tra il 2010 e il 2011 sono stati segnalati più volte problemi di raccolta dei rifiuti in Campania, che si sono conclusi con l’accumulo per diversi giorni di tonnellate di rifiuti nelle strade di Napoli e di altre città. Inoltre, in Campania si è accumulata una grande quantità di rifiuti storici (6 milioni di tonnellate di «ecoballe»), che deve ancora essere smaltita, il che richiederà verosimilmente un periodo di circa 15 anni.
La Commissione stima che, alla scadenza del termine impartito per l’esecuzione della sentenza (15 gennaio 2012), le capacità mancanti di trattamento dei rifiuti per categoria di impianti ammontavano a 1.829.000 tonnellate per le discariche, a 1.190.000 tonnellate per gli impianti di termovalorizzazione e a 382.500 tonnellate per gli impianti di trattamento dei rifiuti organici. In più persistevano carenze strutturali in termini di impianti di smaltimento dei rifiuti, indispensabili nella regione Campania.
La Commissione ha quindi proposto un nuovo ricorso per inadempimento contro l’Italia, chiedendo una condanna a pagare una multa salata. Nella sua sentenza odierna, la Corte constata che l’Italia non ha correttamente eseguito la sentenza del 2010 e la condanna a pagare una penalità di 120.000 per ciascun giorno di ritardo, da oggi, nell’attuazione della sentenza del 2010 e una somma forfettaria di 20 milioni.