Bandiera nera al Premier Renzi per “l’evidente deriva petrolifera” che sta caratterizzando le scelte del Governo. Perché ci sono 130 mila kmq di mare minacciate da piattaforme petrolifere, richieste di trivellazioni e di estrazione di idrocarburi. E perché si stanno seguendo politiche energetiche “a vantaggio unicamente delle compagnie petrolifere” e che non tengono conto delle richieste e delle preoccupazioni delle comunità locali. Goletta Verde consegna simbolicamente la bandiera nera a Renzi.
La campagna di Legambiente denuncia “l’evidente deriva petrolifera” che ha caratterizzato e caratterizza le scelte del Governo Renzi: il vessillo arriva con l’ingresso dell’imbarcazione nel canale di Sicilia, una delle aree a maggior rischio trivellazioni, e dopo decine di iniziative che, a partire dalla Croazia e fino al mar Ionio, hanno ospitato a bordo di Goletta Verde amministratori regionali e locali, sindaci, enti locali, aree protette marine e costiere, operatori turistici, balneatori, pescatori, cittadini, che hanno detto no al petrolio.
Legambiente denuncia che ci sono in Italia 130 mila kmq minacciati dalla ricerca dell’oro nero: “Un’area grande quanto l’Inghilterra sotto scacco delle compagnie petrolifere grazie a un Governo che mentre da mesi annuncia un green act per l’Italia di fatto svende l’ambiente, il futuro e la possibilità di un sistema energetico pulito. La ciliegina sulla torta avvelenata l’ha messa ieri il ministro Guidi che ha difeso non solo le trivellazioni ma anche l’utilizzo della tecnica dell’airgun per la ricerca dei giacimenti. Le riserve certe di petrolio presenti sotto i mari italiani sono assolutamente insufficienti a dare un contributo energetico rilevante al nostro Paese, ma a fronte di questi quantitativi irrisori di greggio – che basterebbero a soddisfare il fabbisogno energetico italiano per appena 8 settimane – si stanno ipotecando circa 130mila kmq di aree marine”.
Solo nel basso e medio Adriatico, nel mar Ionio e nel Canale di Sicilia (le aree maggiormente interessate da giacimenti petroliferi) sono attivi 15 permessi di ricerca rilasciati (5.424 kmq), 44 richieste avanzate dalle compagnie per la ricerca (26.060 kmq) e 8 per la prospezione (97.275 kmq), oltre le 5 richieste di concessione per l’estrazione di petrolio (558,7 kmq). “Tutto questo – afferma Rossella Muroni, direttrice di Legambiente – a discapito delle ricchezze naturali, di biodiversità, ambientali e in termini di risorsa, anche economica, per le comunità locali che ancora oggi il nostro mare offre. Fermare l’estrazione e la ricerca di petrolio è nell’interesse generale del Paese e di gran parte dei settori economici, a partire dalla pesca e dal turismo”. L’associazione ha lanciato su change.org la raccolta firme #stopoilairgun per evidenziare gli effetti negativi dell’airgun e vietarne l’utilizzo ai fini petroliferi.