Tassisti contro Uber? La questione è ben più complessa di una semplice opposizione tra operatori dello stesso servizio. Il vero conflitto si sta creando tra Uber e i Governi europei, spostando il punto dalle regole di concorrenza a quelle fiscali. La palla passa alla Commissione Europea che dovrà decidere se pendere più verso la libera concorrenza, base del mercato unico, o la regolamentazione di un servizio. Il nodo è proprio questo: cos’è Uber? Una società di servizi o trasporti?

Un interessante articolo su eunews.it ricostruisce la vicenda Uber che anche Help Consumatori ha seguito diverse volte. Lo scontro, ormai noto, è sul piano della concorrenza: i tassisti accusano la società americana di fare concorrenza sleale, non avendo chiesto alcuna autorizzazione e non rispettando nessuno standard di sicurezza, mentre secondo Uber sono i titolari di auto bianche ad ostacolare la libera concorrenza, chiudendosi nella mera difesa di categoria.

La la novità è un’altra: bisognerà chiarire, prima o poi, qual è la natura di questi nuovi operatori che offrono servizi tramite Internet. A sciogliere il nodo, probabilmente, sarà la Commissione Europea. Per ora alcuni Stati, come Germania, Francia e Spagna, hanno bloccato il servizio. E Uber li ha denunciati alla Commissione Europea. 

Ma se la questione fosse tra privati, ovvero semplici autisti che decidono di condividere la propria auto?  Cosa che peraltro succede anche nel caso di Blablacar.it, il sito di passaggi.

La società americana nei suoi ricorsi cerca di puntare sulla libertà di concorrenza, sapendo che questa è alla base del mercato unico europeo e, di conseguenza, la Commissione Europea non può esprimersi contro. Inoltre sostiene di non essere “direttamente responsabile” del trasporto delle persone, ma di agire solo come “intermediario elettronico che offre un servizio sociale che mette in contatto le persone che vogliono condividere le loro auto”. Se così fosse, dovrebbe essere trattata come i siti che vendono biglietti aerei o ferroviari. E qui la questione si allargherebbe anche a tutte quelle piattaforme che operano in modo simile. Insomma, sarà solo un problema di commercio elettronico o Uber deve essere considerata una società di trasporti e, per questo, responsabile della sicurezza delle persone? Per ora i ricorsi arrivati alla Commissione europea sono stati assegnati alla Direzione generale dei Trasporti.

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