Tasse e incentivi alle rinnovabili: sono queste le voci di spesa che pesano più del 50% sulle bollette energetiche delle Famiglie italiane. E se ci fosse anche il canone Rai (come ultimamente si ipotizza da diverse parti)? I costi aggiuntivi per il Consumatore medio sarebbero compresi tra il 13% e il 15%, che potrebbero arrivare fino al 26% nel caso di famiglie con consumi bassi (1500 kWh annui).

In più questa mossa potrebbe azzoppare definitivamente il mercato liberalizzato, in grado di contendersi soltanto tra il 39,6% e il 40,5% dell’intera bolletta annuale. E’ quanto emerge dalla simulazione fatta da I-Com e presentata oggi nell’ambito del convegno “Il mercato dell’energia, un nano sotto i piedi del gigante fiscale e parafiscale”, promosso da AIGET – Associazione Italiana di Grossisti di Energia e Trader – e da I-Com, Istituto per la Competitività, che si è svolto presso la Camera dei Deputati.

Secondo le simulazioni, l’introduzione del canone RAI in bolletta potrebbe comportare costi aggiuntivi compresi tra il 13% e il 15% per il consumatore medio, che potrebbero arrivare fino al 26% nel caso di famiglie con consumi bassi (1500 kWh annui). E, quel che è peggio, potrebbe azzoppare definitivamente il mercato liberalizzato, in grado di contendersi soltanto tra il 39,6% e il 40,5% dell’intera bolletta annuale (a seconda dei criteri di versamento del canone), nel caso di una famiglia con consumi pari a 2700 kWh/anno. Questo intervallo crollerebbe tra il 30,4% e il 33,1% in caso di consumi più elevati (4500 kWh annui).

“Proprio nel momento in cui il Governo vuole portare a termine la liberalizzazione del mercato energetico, rimuovendo alcuni importanti ostacoli, l’aumento del peso delle componenti non energetiche sulla bolletta dei consumatori domestici e industriali rischia di ipotecare gran parte degli sforzi fatti finora e che si intende realizzare nel futuro prossimo. Tanto più in un periodo caratterizzato da una domanda in forte calo e da avversità economiche che accomunano imprese e consumatori. Attenzione dunque ad aggiungere ulteriori pesi impropri su un mercato che sta vivendo un momento molto delicato”, commenta Stefano da Empoli, Presidente di I-Com.

“Perché chi vende energia deve assolvere al ruolo di esattore, a tutto campo, per il Fisco? Che attinenza ha il canone televisivo con l’energia? Come può il consumatore comprendere il servizio che sta pagando in bolletta (ed eventualmente valutare un cambio di operatore), se il conto include componenti estranee alla prestazione ricevuta? – si chiede Michele Governatori, Presidente di AIGET – Crediamo che queste domande meritino una risposta, se miriamo a far funzionare al meglio la liberalizzazione. Il tema, da un altro punto di vista, riguarda anche la trasparenza istituzionale: le forme di redistribuzione ai fini di politica industriale e di welfare dovrebbero rimanere nella fiscalità generale senza interessare le bollette, come ha scritto la Commissione UE nella sua recente comunicazione sul mercato unico energetico”,

Non estranea a queste considerazioni è la recente dichiarazione di anticostituzionalità della Robin Tax, che mantiene tuttavia la sua valenza retroattiva. Resta, così, nelle casse del Fisco l’importo ragguardevole di 6,7 miliardi di euro (dato AEEGSI), ‘incostituzionalmente’ versato dal 2008 al 2014 dalle soc. energetiche allo Stato!

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