Va su la bolletta dell’acqua di casa: in 5 anni la spesa media mensile delle famiglie per l’acqua nell’abitazione principale è aumentata del 74% passando da 12 euro nel 2008 a oltre 21 euro nel 2013. La spesa mensile di ogni famiglia per l’acqua minerale è invece in flessione e si attesta a poco più di 11 euro. In occasione della Giornata mondiale dell’acqua istituita dall’Onu e celebrata il 22 marzo, l’Istat ha diffuso un quadro di sintesi sui dati dell’acqua e delle risorse idriche in Italia.
C’è un miglioramento del giudizio delle Famiglie sull’erogazione d’acqua nelle loro case: la quota di famiglie che lamentano irregolarità nel servizio è diminuita, passando dal 14,7% nel 2002 all’8,6% nel 2014. A dichiarare di non fidarsi a bere acqua di rubinetto è ancora una percentuale rilevante di famiglie ma in deciso calo: dal 40,1% del 2002 si è passati al 28% nel 2014. La sfiducia è molto elevata in Sardegna (53,4%), Calabria (48,5%), Sicilia (46,2%) e Toscana (38,3%).
Uno dei dati che maggiormente salta agli occhi è rappresentato dal prezzo dell’acqua in casa, in deciso rialzo, mentre va diminuendo (ma più lentamente rispetto ad altri prodotti) il consumo di acqua minerale. La spesa media mensile delle famiglie per l’acquisto di acqua minerale si attesta nel 2013 a 11,42 euro, il 4,5% in meno del 2012. Si tratta di quasi la metà di quella sostenuta per il servizio di acqua per l’abitazione. In particolare le famiglie che sostengono spese per acqua minerale sono circa il 60% e spendono, in media, 19 euro al mese (spesa media effettiva).
Ad aumentare notevolmente (con una percentuale a doppia cifra: +74%) è stata invece la spesa media mensile effettiva delle Famiglie per l’acqua nell’abitazione principale, che è passata da 12,16 euro del 2008 a 21,18 euro del 2013. Spiega l’Istat: “La contrazione della spesa per l’acqua minerale è legata principalmente a strategie di contenimento della spesa messe in atto dalle famiglie e ad un’evoluzione dei comportamenti connessi agli effetti della crisi economica. Tuttavia l’acqua, rispetto ad altri prodotti alimentari, viene vissuta dalle persone come un bene primario irrinunciabile e questo spiega perché il calo è risultato comunque inferiore a quello di altre bevande o di altri prodotti alimentari”. Fra i gruppi di spesa che riguardano il consumo di acqua, nel 2013 la spesa media mensile per servizi di “acqua e condominio” nelle abitazioni si è attestata a 53,44 euro, dopo aver segnato un incremento continuo e molto significativo dal 2001 (complessivamente +96%) e mostrando una forte accelerazione soprattutto negli ultimi cinque anni (+59%).
Se si considerano distintamente le singole voci relative alle “utenze e servizi per l’abitazione”, la spesa mensile effettiva delle famiglie per “acqua per l’abitazione principale” mostra una crescita sostenuta negli ultimi cinque anni fino ad arrivare agli oltre 21 euro del 2013. Le famiglie delle regioni del Centro Italia sostengono inoltre livelli di spesa più alti. Questo accade in ciascun anno del periodo analizzato (2008-2013) con un esborso che nel 2013 è arrivato a 23,20 euro mensili!!.
Sono dati che fanno riflettere le AA.CC. , per le quali il calo della spesa degli italiani per l’acqua minerale è il segno più evidente dell’impatto della crisi economica. Il calo della spesa degli italiani per l’acqua minerale è il segno della crisi. Le famiglie sono state costrette a tagliare persino su un bene poco costoso e primario come l’acqua. Non si tratta, infatti, solo di un cambio di abitudini a favore dell’acqua del rubinetto, cosa che sarebbe positiva, ma della necessità di tagliare le spese, come dimostra il calo complessivo della voce bevande”. In calo è infatti la spesa media mensile dell’acqua minerale (meno 15,9% in cinque anni) come pure quella del vino, con l’unico dato in controtendenza della birra. Il dato della dispersione idrica è invece pari al 37,4%, ossia 144 litri al giorno per ogni residente: “Si tratta di dati inaccettabili, specie considerato che le tariffe dell’acqua in questi ultimi anni sono aumentate a dismisura proprio con il pretesto di fare investimenti sulla rete. Non sono mai aumentate meno del doppio rispetto all’inflazione, eppure le nostre reti restano un colabrodo. Le associazioni ricordano che nel 2014 l’aggiornamento medio delle tariffe è stato pari al 3,9%, ossia 19 volte l’inflazione, che si è attestata allo 0,2%. Nel 2015 l’incremento previsto è del 4,8%, a fronte di una probabile deflazione.