“Il progetto di elettrodotto tra Italia e Montenegro si sta rivelando sempre di più come un’opera solamente inutile e costosa a danno dei cittadini italiani”. Così Legambiente commenta la vicenda del cavo sottomarino di interconnessione Villanova-Tivat e chiede al Governo Renzi di fermare questo progetto e di fare chiarezza rispetto a un intervento che rischia di trasformarsi in una vera e propria beffa per cittadini e imprese senza alcun vantaggio per il Paese”. “Il Governo deve assolutamente fare chiarezza rispetto a un progetto dove le uniche certezze che si hanno sono preoccupanti per le imprese e i cittadini italiani”, ha dichiarato il vicepres. di Legambiente Zanchini, sottolineando come le risposte date dal Vicemin. dello Sviluppo economico De Vincenti la scorsa settimana in risposta a un interrogazione del Sen.Girotto del M5S, siano del tutto insufficienti rispetto a un’opera di questa dimensione e con questi rischi.
Legambiente mette in fila le ragioni di contrarietà rispetto a un’opera di cui, comunque, si continuano ad avere informazioni parziali, malgrado i cantieri siano aperti, e su cui è evidente la volontà di non fare chiarezza da parte di chi ha firmato accordi ai tempi del Governo Berlusconi.
La prima ragione di opposizione è legata al fatto che il costo dell’opera sta lievitando considerevolmente, per ammissione della stessa Terna (secondo le ultime stime ha superato il miliardo di euro), e che sarà ovviamente tutto a carico delle bollette di cittadini e imprese italiane.
La seconda ragione sta in un accordo stipulato nel 2011, dall’allora Min. Romani, che prevede per l’importazione di energia prodotta in Montenegro da impianti da fonti rinnovabili, una tariffa pari a 155 Euro/MWh, ossia circa tre volte il prezzo medio nel 2014 sul mercato elettrico nazionale. Un’autentica beffa, perché mentre in Italia sono stati cancellati tutti gli incentivi per il fotovoltaico, persino quello per la sostituzione dei tetti in amianto, qui se ne prevedono di generosissimi per chi realizza interventi in Montenegro.
La terza ragione sta nella sostanziale inutilità ai fini della sicurezza degli approvvigionamenti italiani, di un elettrodotto che appare fuori da qualsiasi strategia dell’Unione Europea rispetto alle emissioni di CO2 e alle fonti rinnovabili. Il Montenegro è infatti un Paese in deficit di energia elettrica, con il 40% di importazioni dall’estero, per cui non si comprende la necessità di questa opera a meno che non si voglia importare energia elettrica prodotta da carbone dai Paesi dell’Est. In questo caso però ci sarebbero problemi di contabilità rispetto agli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 e di concorrenza alle centrali termoelettriche italiane già in drammatica crisi per via della riduzione dei consumi e della crescita delle rinnovabili avvenuta in questi anni in Italia.
“Chiediamo al Governo Renzi – ha concluso Zanchini – di fermare questo progetto e di fare chiarezza rispetto a un intervento che rischia di trasformarsi in una vera e propria beffa per cittadini e imprese senza alcun vantaggio per il Paese”.