I provvedimenti sulle liberalizzazioni lasciano sul campo molti insoddisfatti. Nell’elenco di coloro che evidenziano i limiti del provvedimento c’è un po’ di tutto: le Associazioni dei Consumatori, cui non piace la timidezza del ddl, il mancato intervento su farmaci di fascia C e il superamento del mercato tutelato dell’energia; i Parafarmacisti, che si erano battuti per ampliare la vendita dei farmaci con ricetta; il Notariato, per il quale il provvedimento fa saltare alcune tutele per i Cittadini!!.
Nel comunicato ufficiale diffuso al termine del Consiglio dei Ministri di venerdì si leggeva: “Le liberalizzazioni fanno crescere del 3,3% il Pil in 5 anni secondo le stime del Fondo monetario internazionale, migliorano la credibilità del Paese ed il suo rating e costituiscono un elemento importante nel giudizio della Commissione europea sulle riforme italiane”. Non sono però in pochi a ritenere che il ddl sulla concorrenza che è stato presentato sia piuttosto timido e che, in molti campi, rappresenti una resa alla ragioni delle lobby – non a caso a esultare sono ad esempio i farmacisti.
Nel campo delle assicurazioni “viene previsto l’obbligo di sconti significativi nel campo della RC Auto se l’automobilista accetta clausole finalizzate al contenimento dei costi o al contrasto delle frodi come l’installazione della scatola nera e di rilevatori del tasso alcolemico, ispezioni preventive dei veicoli e il risarcimento presso officine convenzionate”, dice Palazzo Chigi, mentre sul fronte delle comunicazioni spiega che “per favorire la mobilità della domanda nei mercati della pay-tv, della telefonia fissa e mobile e di Internet, vengono semplificate le procedure di identificazione dei clienti per la migrazione e viene prevista la trasparenza sulle penali in caso di recesso anticipato dal contratto. L’entità della penale, inoltre, dovrà essere legata ai costi effettivamente sostenuti dall’operatore in caso di promozioni”. Il ddl prevede un intervento su Poste – viene eliminata la riserva di Poste Italiane sulla spedizione degli atti giudiziari e delle notifiche di sanzione da parte della Pubblica amministrazione – e sulle banche. In questo settore, si prevede ad esempio che i costi delle chiamate per l’assistenza ai clienti non potranno superare le tariffe per l’ordinaria chiamata urbana; saranno introdotti strumenti di comparabilità delle offerte di servizi; un apposito sito Internet dovrà garantire la trasparenza nella vendita di polizze assicurative accessorie ai contratti di finanziamento e ai mutui. Il ddl interviene sui notai: si elimina il divieto di pubblicità, vengono ridotti gli atti per i quali è richiesta l’autentica notarile e si individuano i casi nei quali questa può essere concessa da avvocati e commercialisti. Sul versante dell’energia, viene previsto il superamento del mercato di tutela a partire dal 2018 sia per il gas che per l’energia elettrica. C’è poi l’intervento sulle farmacie: viene eliminato il limite di titolarità di 4 licenze in capo ad un unico soggetto e viene consentito l’ingresso di soci di capitale. La vendita dei farmaci di fascia C rimane però in farmacia.
Basta tutto questo ad aprire il mercato o a favorire i Consumatori? L’elenco delle critiche che si sono succedute in tutto il fine settimana lascia molti dubbi.
Sono insoddisfatte, e non poteva essere altrimenti, le parafarmacie. Dalle parafarmacie dell’Anpi dicono: “Per le parafarmacie, che speravano di poter vedere finalmente approvata la liberalizzazione dei farmaci di fascia C e di guardare al futuro con altra luce dopo otto anni di sacrifici e delusioni, è stata l’ennesima presa in giro di una classe politica sempre e comunque asservita alle lobby. Anche il rottamatore Renzi, forte con lavoratori e pensionati, si piega alla lobby dei titolari di farmacia. A questo punto una cosa è certa, il futuro delle parafarmacie è segnato e con esse vanno a farsi benedire investimenti e lavoro per 11.000 farmacisti. Inutile prenderci in giro, con l’ingresso del capitale nelle farmacie sarà impossibile per le parafarmacie concorrere con i “colossi” che entreranno nel mercato della distribuzione del farmaco”. Di “occasione persa per i cittadini” parla la Coop: “Peccato per chi ancora crede nei benefici della libera concorrenza e peccato per i giovani farmacisti che lavorano fuori dal circuito delle farmacie con professionalità uguale a quella dei loro colleghi. La conseguenza di questa decisione del Governo sarà che i cittadini continueranno a pagare i medicinali di fascia C in farmacia a un prezzo più alto”.
Anche il Notariato non manca di segnalare criticità. Dicono i notai: “Con il disegno di legge sulla concorrenza, che consente alcune transazioni immobiliari e societarie senza controllo notarile, il sistema Paese, e in particolare le fasce più deboli dei cittadini, saranno esposte a forti rischi di criminalità, abusi e frodi con un grave danno economico e sociale. La rimozione per tali atti, infatti, del regime dei controlli di legalità affidati al notariato, porterà ad una inevitabile rarefazione delle verifiche in materia di antiriciclaggio (oggi il 91% delle segnalazioni delle professioni provengono da notai), minando l’affidabilità dei pubblici registri. Pensare che senza controllo notarile si abbiano uguali tutele, vuol dire dividere la popolazione in due fasce: i ricchi godranno delle garanzie, i poveri saranno a rischio. Basti pensare che ogni atto notarile (quello dei ricchi e quello dei poveri) è sottoposto al controllo del Ministero della Giustizia a garanzia della massima certezza del contenuto dell’atto e della sua conformità all’ordinamento”.
Soprattutto sono molte le critiche che arrivano dalle associazioni dei consumatori. Uno dei provvedimenti più inviso è rappresentato dallo stop al mercato tutelato dell’energia, seppure dal 2018. Che senso ha eliminare l’unico elemento per calmierare le tariffe nell’energia, oggi rappresentato dalla tariffa di maggior tutela? Tanto rumore per nulla, il testo licenziato dal Governo è null’altro che l’apertura di una stagione di dibattiti parlamentari, di tira e molla di lobby più o meno interessate a far sì che nulla cambi davvero, aggirandosi per anni nei palazzi della politica senza alcuna possibilità di un vero cambiamento di rotta a favore dei consumatori. Assicurazioni, banche, telecomunicazioni, energia, farmacie, parafarmacie, e chi più ne ha più ne metta in una brodaglia che nel migliore dei casi potrebbe essere attuata da autodiscipline volontarie e che certamente non avrebbe bisogno della dignità di una legge.