Le hanno già definite liberalizzazioni shock quelle allo studio del ministero dello Sviluppo, che sono attese in Consiglio dei Ministri per il prossimo 20 febbraio. Quelle a destare maggiore attesa, anche e soprattutto per il dissenso già espresso dal ministro della Salute, Lorenzin, sono quelle che toccano le farmacie. Secondo quanto riporta Quotidiano Sanità, che ha preso visione della bozza di provvedimento, sui farmaci di fascia C ci sono due ipotesi allo studio. La prima prevede la possibilità per la Parafarmacie di vendere anche i farmaci di fascia C con ricetta, sia quelli branded che gli equivalenti. Nella seconda si prevede invece la liberalizzazione dei soli equivalenti appartenenti a questa categoria.

Anche per quanto riguarda la riorganizzazione delle farmacie, sono due le ipotesi sul tappeto: una suggerita dall’Antitrust che indica la possibilità di intervenire sulla legge n. 475/1968 trasformando il numero massimo in numero minimo e dunque inserendo dopo le parole “una farmacia”, la seguente “almeno”. In sostanza sarà il Comune a decidere quante Farmacie si possono aprire sul suo territorio, senza alcun limite massimo rispetto alla popolazione, fermo restando l’obbligo della presenza di una farmacia ogni 3.300 abitanti. L’altra opzione prevede invece l’abbassamento ulteriore della soglia di popolazione richiesta per l’apertura delle farmacie, passando dagli attuali 3.300 abitanti per farmacia  a 1.500 abitanti. In sostanza,con questi nuovi standard si potrebbero aprire più del doppio delle farmacie oggi esistenti. Inoltre, in  tutte i due i casi il ddl prevede l’eliminazione del limite di quattro licenze per le società di farmacisti inserito da Bersani con le sue “lenzuolate”, aprendo così la strada alle grandi catene di farmacie gestite dalle società.

Sul piede di guerra i farmacisti: Federfarma, in una nota inviata al Presidente del Consiglio Renzi, ha sottolineato come queste misure sarebbero a vantaggio solo e unicamente dei grandi gruppi multinazionali, che hanno già avviato una campagna stampa a supporto. Infatti, nel giro di pochi mesi si avrebbe la chiusura di moltissime farmacie, fagocitate dalla grande distribuzione. Con il risultato che il Cittadino avrebbe a disposizione un minor numero di punti di accesso al farmaco, peraltro gestiti con logiche commerciali e speculative, collocati unicamente nelle zone commercialmente più redditizie. “Consentire l’acquisto di medicinali con ricetta medica nei supermercati e permettere un aumento indiscriminato del numero delle farmacie – come previsto nelle bozze del DDL Concorrenza predisposte dal Ministero dello sviluppo economico – in brevissimo tempo distruggerebbe il servizio farmaceutico, togliendo la farmacia a 20 milioni di Italiani che risiedono nelle zone più disagiate del territorio, aree rurali e periferie abbandonate, dove la farmacia rappresenta spesso l’unico presidio sanitario” scrive la Federazione mentre la FOFI sostiene, senza mezzi termini, che “di nuove liberalizzazioni il settore può solo morire”.

Ma, se i Farmacisti insorgono, i Consumatori esultano. Alcune AA.CC. appoggiano le ipotesi in circolazione in queste ore sostenendo con l’ampliamento della vendita dei farmaci di fascia C anche attraverso il canale delle parafarmacie, il risparmio stimato per i Cittadini è di 40/50 euro all’anno. Esulta anche il Movimento Nazionale dei Liberi Farmacisti: La sicurezza del Paziente e il rischio di abuso dei farmaci non esistono in quanto una eventuale liberalizzazione dei farmaci di fascia C, quelli con obbligo di ricetta che il Cittadino paga di tasca propria, continuerebbero a venire dispensati da un Farmacista regolarmente abilitato!!

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