Mentre l’intero Paese è in recessione, l’agromafia registra profitti da capogiro e, con un aumento di fatturato del 10% in un anno, raggiunge i 15,4 miliardi di euro. A riportare questi dati è il “Terzo Rapporto Agromafie” elaborato da Eurispes, Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare. L’infiltrazione delle mafie nel settore riguarda ormai tutti i tasselli della filiera, dalla produzione alla vendita, passando per la distribuzione.

Nessuna “zona franca”, il fenomeno interessa tutta l’Italia, da Nord a Sud e investe nuovi ambiti che vanno ben al di là della mafia del latifondo. Sono almeno 5.000 infatti gli esercizi commerciali (tra cui ristoranti e alberghi) che, attraverso prestanome e imprese compiacenti, sono oggi nelle mani della criminalità organizzata. Attività pulite che si affiancano a quelle “sporche” per assicurarsi la possibilità di sopravvivere in un clima economico assolutamente incerto e sfavorevole.

Il fenomeno va sotto il nome di “money dirtying” e ha già catalizzato circa 1 miliardo e mezzo di euro: 120 milioni di euro al mese, 4 milioni al giorni. “Il settore agroalimentare è diventato appetibile per gli investimenti criminali di questo tipo per almeno tre ordini di motivi”, chiarisce il Presidente di Eurispes, “Innanzitutto, in questo modo, le organizzazioni criminali hanno modo di avvicinarsi al “mondo di sopra”, ad imprenditori e uomini d’affari rispettabili, esponenti della politica e delle istituzioni, riuscendo a coprire i traffici sotto l’immagine dell’economia pulita. Poi, una volta abbattuto il muro di separazione tra i due mondi, diventa più facile sviluppare nuovi business comuni”.

Si assiste così ad una pericolosa commistione di interessi tra economia sana e criminale. “Usura, racket, contraffazione, agropirateria tendono a confondersi sempre di più l’una nell’altra e spesso il punto di coagulo è la ricerca di accesso ai finanziamenti europei” Lo ha spiegato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, presente al convegno e continua evidenziando che “controllando e condizionando l’intera filiera agroalimentare, le mafie riescono a superare i confini territoriali della loro azione.

Misure importanti per ostacolare il fenomeno sono contenute nel decreto Sblocca Italia. Vi è una dinamica proattiva: tanto più si eleva il tasso di qualità e il grado di internazionalizzazione delle imprese, tanto più è difficile entrare nel sistema, per chi è in grado di portare solo capitali ma non conoscenze”.

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