Il grande giorno è domani. E non sarà una grande giornata per i contribuenti chiamati a una scadenza fiscale da far tremare i polsi: scadono infatti una serie di tasse e tributi, fra le quali Imu, Tasi e in qualche comune anche la Tari, in quello che diventa un vero e proprio “tax day”.
Al Fisco andranno versati in tutto 44 miliardi di euro!
Tra il versamento dell’Iva, delle ritenute Irpef relative ai lavoratori dipendenti, dell’Imu, della Tasi, delle ritenute Irpef degli autonomi, dell’imposta sostitutiva legata alla rivalutazione del Tfr, delle ritenute sui bonifici riconducibili alle detrazioni Irpef e, in moltissime località, anche dell’ultima rata della Tari,
l’Erario e i Comuni fanno cassa a scapito della tenuta dei bilanci delle Famiglie e delle Imprese!.
I vari Osservatori hanno stimato il gettito che ciascuna scadenza assicurerà al fisco o ai Comuni italiani. Il versamento dell’Iva garantirà l’importo più cospicuo, pari a 16 miliardi di euro; dalle ritenute Irpef dei lavoratori dipendenti l’Erario incasserà altri 12 miliardi, mentre l’ultima rata dell’Imu, che in grandissima parte affluirà nelle casse dei Sindaci, costerà agli italiani ben 10,6 miliardi di euro. La Tasi, che in questa speciale graduatoria è presente per la prima volta solo da quest’anno, consentirà ai Comuni di incassare 2,3 miliardi.
Dalla Tari, vale a dire il nuovo tributo sull’asporto rifiuti, l’ultima rata di quest’anno assicurerà un gettito di quasi 1,9 miliardi, mentre dal versamento dell’Irpef dei lavoratori autonomi arriverà 1 miliardo. Infine, dall’imposta sostitutiva sulla rivalutazione del Tfr e dalle ritenute sui bonifici per le detrazioni Irpef, l’Erario incasserà rispettivamente 231 e 72 milioni di euro.
Si tratta di una valanga di scadenze che metterà in seria difficoltà Famiglie e Imprese. Senza contare che nel 2014 la pressione fiscale in Italia è prevista al 43,3 per cento. Un livello tra i più elevati d’Europa.
Ma la pressione fiscale reale, vale a dire quella che grava sui contribuenti onesti, che si misura togliendo dal Pil nominale il “peso” dell’economia non osservata, si colloca appena sotto il 50 per cento, attestandosi, secondo una nostra stima, al 49,5 per cento: oltre 6 punti percentuali in più del dato ufficiale. Un carico fiscale terrificante!.